La tettonica delle placche o tettonica a zolle è il modello sulla dinamica della Terra, su cui concorda la maggior parte degli scienziati che si occupano di scienze della Terra. Questa teoria è in grado di spiegare, in maniera integrata e con conclusioni interdisciplinari, i fenomeni che interessano la crosta terrestre quali: attività sismica, orogenesi, la disposizione areale dei vulcani, le variazioni di chimismo delle rocce magmatiche, la formazione di strutture come le fosse oceaniche e gli archi insulari, la distribuzione geografica delle faune e flore fossili durante le ere geologiche e di come le zone interessate da attività vulcanica e quelle di attività sismica siano concentrate su determinate zone. Questo modello ha parzialmente inglobato la precedente teoria della deriva dei continenti, enunciata inizialmente da Alfred Wegener, e sviluppatasi – con accesi dibattiti e scontri nella comunità scientifica – durante la prima metà del XX secolo e gradualmente universalmente accettata a seguito della scoperta, durante gli anni sessanta, dell'espansione dei fondali oceanici.
I movimenti dei
margini e le loro conseguenze
Margini divergenti
Quando i margini di due
placche si allontanano l’uno dall’altro si parla di margini divergenti. Nelle zone in cui avviene
questo fenomeno si verifica una distensione della litosfera e la potenza crostale diminuisce sempre di più fino a portare
alla lacerazione
della crosta,
i magmi profondi risalgono lungo le grandi fratturazioni che vengono a
crearsi e danno origine ad una intensa attività vulcanica; le rift valley (tra le quali la più
imponente e spettacolare è in Africa Orientale) hanno questa origine. Quando il
fondo della fossa raggiunge il livello del mare, le acque la invadono e si
genera un oceano
in espansione.
La lunga
linea di vulcani che è caratteristica di questa struttura viene chiamata DORSALE. La dorsale più famosa e
studiata è la dorsale medioatlantica, che attraversa in senso latitudinale
tutto l’oceano Atlantico; i vulcani che la formano in alcuni punti giungono a
superare il livello del mare formando isole famose come Sant’Elena, le Isole di
Capo Verde, le Azzorre, l’Islanda.
Margini convergenti
Quando i margini di due
placche si avvicinano si parla di margini convergenti, ma gli effetti che ne
derivano dipendono dalla natura delle due placche.
Possiamo avere tre
situazioni assai differenti tra loro:
- scontro di crosta oceanica con crosta oceanica
- scontro di crosta oceanica con crosta continentale
- scontro di crosta continentale con crosta continentale.
Primo caso: crosta
oceanica con crosta oceanica
Anche se in questo caso non esiste sostanziale differenza di densità di materiali, una delle due placche si infossa sotto l’altra, con un fenomeno chiamato subduzione.
Anche se in questo caso non esiste sostanziale differenza di densità di materiali, una delle due placche si infossa sotto l’altra, con un fenomeno chiamato subduzione.
Il piano lungo il quale avviene la subduzione si chiama Piano di Benjoff e si configura chiaramente come una zona intensamente sismica. L’attrito al contatto tra i due margini fa ripiegare verso il basso anche il margine della zolla subducente (qui si generano fosse profonde) che va incontro a parziali fusioni, originando serbatoi magmatici da cui il magma fuoriesce attraverso le numerose fratture che sono presenti nella zona; ne nascono isole vulcaniche allineate ad arco (arco magmatico o insulare), come l’Arcipelago nipponico e quello filippino.
Secondo caso: crosta
oceanica con crosta continentale
In questo caso la notevole
differenza
di densità tra le due placche fa sì che sia la placca oceanica ad essere subdotta (
con i relativi Piani di Benjoff) poiché più densa e pesante, e la crosta continentale, formata da materiali più leggeri, risponde alle spinte dell’altra deformandosi, ripiegandosi
ed “accartocciandosi”.
Nasce in questo modo il fenomeno della OROGENESI (o
nascita di sistemi
montuosi),
che vede catene di rilievi allineate lungo le coste. Sono sempre presenti
fenomeni vulcanici, per motivi analoghi al caso precedente. Ha questa origine
la Cordigliera delle Ande, che trae origine dallo scontro della placca di Nazca
subdotta dalla placca sudamericana.
Terzo caso: crosta
continentale con crosta continentale
La sostanziale corrispondenza di densità tra le due placche
interessate al fenomeno fa sì che non ci sia subduzione; i margini delle zolle, che portano grande potenza di
materiali leggeri, si sovrappongono e si accavallano l’uno all’altro, dando così origine a catene montuose interne ai continenti: l’imponente sistema
Alpino-himalayano, che inizia dai Pirenei per spegnersi con le sue ultimissime
propaggini nella penisola di Kamciatka, attraverso l’arco alpino, i Balcani, i
monti della penisola anatolica, i sistemi dell’Hindukush e del Karakorum, la
catena himalayana, le sue digitazioni verso l’Asia sud orientale, la Cina
propriamente detta, la Cina settentrionale e la Russia nord- orientale, è la
manifestazione esterna e non definitiva dello scontro avvenuto tra il blocco
euroasiatico e le placche africana e indiana.
Margini trasformi
In alcuni casi il movimento reciproco delle zolle non vede né subduzione
né n
accavallamento, ma scivolamento, scorrimento laterale, senza che
i due blocchi si
avvicinino o si allontanino.
Il moto di scorrimento può essere dovuto a
diversa velocità di movimento delle zolle oppure a movimento opposto lungo il
piano di contatto tra i due blocchi, piano che prende il nome di Faglia. Una
tra le più famose faglie è quella di S. Andreas, in California, responsabile
dei grandi terremoti che periodicamente devastano l’area di San Francisco e le
zone vicine, originati dallo “sfregamento” tra la placca del
Pacifico e la placca nordamericana.